Terapia chelante

Chelante

Introduzione


Il termine “chelazione” è derivato dalla parola greca” chele “ che si riferisce alle tenaglie di un granchio o di una aragosta ed implica l’azione di un legame stabile simil-pinza di un composto ad uno ione metallico (catione). Una più completa definizione è “una reazione in equilibrio fra uno ione metallo e un agente legante caratterizzato dalla formazione di un legame tra il catione e l’agente legante il cui risultato è l’incorporazione di questo ione metallo dentro la struttura ad anello”.

I composti chelanti sono omnipresenti in natura. Per esempio, la clorofilla è un chelante del magnesio e l’emoglobina è un chelante del ferro. La terapia chelante è ampiamente accettata in medicina per rimuovere i minerali tossici quali il piombo, l’arsenico, il cadmio, il mercurio, il ferro, il rame, l’alluminio, il nichel dal corpo.
Si può utilizzare l’EDTA nel trattamento delle  malattie alle arterie o alle coronarie e per le malattie neuro degenerative quali Sclerosi Multipla  Morbo di Parkinson, Alzheimer, ed anche nelle patologie vascolari dell’occhio quale Maculopatia.

Metalli tossici


In generale si definiscono metalli pesanti quei metalli con numero atomico superiore di quello del ferro (55) con una densita’ molto elevata e che sono causa comune di inquinamento e tossicita’ negli organismi biologici.

Metalli nutrizionali


Tutte le forme di vita hanno bisogno di elementi “inorganici” (diversi da carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, zolfo e fosforo) per svolgere i normali processi vitali. Nel linguaggio nutrizionale (cfr. Dietetica) comune si usa il termine “minerale” per indicare tutti gli elementi inorganici necessari, quasi tutti metalli.
Alcuni di questi come il ferro, il calcio, il sodio ed il potassio, sono presenti negli organismi viventi in concentrazioni significative, mentre altri come vanadio, cromo, manganese, cobalto, rame e zinco, sono presenti in traccia, ma ciononostante sono vitali per molti processi metabolici.

Indicazioni


EDTA (Acido etilen diamino teracetico)
Avvelenamento acuto da metalli pesanti
Avvelenamento cronico da metalli pesanti
Vasculopatie cerebrali pluriinfartuate
Cardiopatie con insufficienza coronaria stabilizzate non dilatative
Arteriopatia periferica in tutti gli stadi
Sclerodermia
Collagenopatie
Malattie neuro degenerative
Retinopatia in particolare degenerazione maculare senile
Diabete con complicanze vascolari
Nefropatie in fase iniziale
Complicanze dell’ipertensione
Epatopatie
Invecchiamento precoce
Intossicazioni da agenti ambientali (xenobiosi)
Effetti dei trattamenti radianti
Stress ossidativi
Calcolosi renale e morbo di dupuytren restano le indicazioni storiche

DMSA: (acido 2,3 meso dimercaptosuccinico)
Intossicazioni da piombo, mercurio, arsenico

Controindicazioni


EDTA: (Acido etilen diamino teracetico)
– Nefropatie in fase acuta
– Epatopatie acute
– Gravidanza

Possibili effetti collaterali:
– Ipoglicemia
– Ipotensione
– Spasmi muscolari da ipocalcemia durante la infusione.

DMSA: (acido 2,3 meso dimercaptosuccinico)
–         Gravidanza
–         Insufficienza renale acuta
–         Bambini al di sotto dei 12 mesi di età

Possibili effetti collaterali:
– Brividi e febbricola, lievi disturbi gastrointestinali

Strumenti


La terapia chelante con EDTA è somministrata per via endovenosa diluita in soluzione sterile ad una giusta osmolarità. L’infusione deve avvenire in un lasso di tempo compreso fra 1 ora e mezzo e tre ore in ambulatorio medico mentre la frequenza dei trattamenti è usualmente di una o due volte alla settimana.
Per i pazienti sintomatici una serie di trenta o più infusioni può essere indicata.