Neuralterapia

Neuralterapia

Introduzione

La Neuralterapia sec. Huneke è utile nel trattamento dei dolori e dei disturbi funzionali di organi e/o visceri considerando che non esiste patologia acuta o cronica che non presenti un disturbo dell’innervazione vegetativa.

I fratelli Huneke  non sono stati nel lontano 1925 i primi ad usare gli anestetici locali come terapia, nè ad usare a scopo terapeutico l’infissione di aghi in determinati punti corporei (l’agopuntura, benché poco nota in Germania agli inizi del secolo, è nata in Cina da alcuni millenni), ma furono i primi ad usare insieme i due metodi, a diffonderne l’uso, e a costruire una teoria che tuttora conserva una sua vitalità.

Nel 1905 fu sintetizzata la procaina, che per molti anni rappresentò l’unico anestetico locale usato, ed è tuttora molto usato nei paesi di lingua tedesca. L’iniezione di questo anestetico locale in una zona della cute che  noi palpiamo e che è dolente ci permette di allungare i tempi del miglioramento sintomatologico. Talvolta sfruttando il “fenomeno del secondo” si può guarire  una malattia anche iniettando la procaina in sedi lontane dalla zona dolorosa o dalla zona interessata. L’infiltrazione delle cicatrici intese come “campo di disturbo” ci aiuta molte volte a risolvere il problema.

Indicazioni


Le principali indicazioni per la neuralterapia possono essere così sintetizzate:
• patologie dolorose e funzionali nel distretto cefalico (cefalee, emicranie, cervicalgie etc)
• patologie odontoiatriche, patologie otorinolaringoiatriche (acufeni etc), patologie delle vie respiratorie (riniti allergiche, rinosinusiti faringiti etc)
• gastrointestinali, epatiche, pancreatiche
• urologiche (enuresi, incontinenza), apparato genitale femminile (amenorree, dismenorree etc), apparato sessuale maschile (prostatite etc)
• della colonna vertebrale (cervicalgia, cervicobrachialgia, toracalgia, lombalgia, lombo sciatalgia, trocanterite, patologia della spalla delle ginocchia, mani e piedi etc) e stati dolorosi dovuti a traumi acuti o cronicizzati.

Controindicazioni


Le principali controindicazioni nel caso di neuralterapia sono:
• allergia agli anestetici locali (procaina)
• grave insufficienza renale, insufficienza epatica
• disturbi di conduzione atrio-ventricolare, insufficienza cardiaca compensata
• terapia con anticoagulanti, emofilia
• infezioni nella zona da trattare
• turbe psichiche.

Strumenti


La neuralterapia utilizza le iniezioni di procaina (anestetico) con le seguenti modalità:
• come terapia segmentale in forma di trattamento locale o sul segmento individuato
• come diagnostica di uno o più campi di disturbo e conseguente terapia
• come terapia su gangli o sulla catena laterale del sistema nervoso simpatico.

FAQ


Come e' nata la neuralterapia?

La neuralterapia incomincia in maniera casuale nel 1925, quando i fratelli Ferdinand e Walter Huneke, ambedue medici, videro scomparire improvvisamente l’emicrania della loro sorella, che aveva in precedenza tentato senza successo molte terapie.
Su consiglio di un anziano collega, Ferdinand iniettò per via endovenosa alla sorella un analgesico, e l’attacco emicranico sparì immediatamente; una seconda volta invece lo stesso analgesico non sortì alcun effetto, ed il fratello Walter, esaminando le due diverse composizioni del farmaco, si accorse che la prima volta era stata somministrata erroneamente la formulazione per via intramuscolare, che aveva aggiunto all’analgesico una piccola quantità di un anestetico locale, la procaina. Fu allora che i due fratelli ipotizzarono che l’azione terapeutica fosse dovuta non all’analgesico ma all’anestetico locale.
Iniziando a curare con successo nel loro ambulatorio vertigini, insonnie ed epilessie, oltre alle cefalee, si accorsero che ottenevano dei buoni risultati anche con semplici iniezioni intramuscolari e, in una paziente con cefalea e pessime vene, anche iniettando vicino alla vena.

Qual é il meccanismo d'azione della neuralterapia?

Oltre all’effetto dell’ago si aggiunge l’effetto dell’anestetico locale iniettato. A tal riguardo vi sono diverse interpretazione. La teoria “classica” si rifà a studi di Fleckenstein e Hardt pubblicati nel 1949, per cui l’anestetico locale sarebbe in grado di ripolarizzare la membrana delle cellule “malate”, che sono normalmente polarizzate con una differenza di potenziale di 90 mV. Altri ritengono che l’anestetico locale blocchi dei circuiti viziosi e nocivi, permettendo così il ripristino delle condizioni fisiologiche.
La terapia neurale deve essere intesa come una terapia di regolazione, tesa a riequilibrare le disfunzioni che si manifestano fra il sistema autonomo simpatico e parasimpatico.
La maggior parte delle patologie che ci troviamo ad osservare sono legate ad una alterazione del sistema simpatico che viene stressato da molteplici fattori, uno stile di vita errato, un ambiente ostile per tutti gli inquinanti che troviamo, alcuni organi perennemente sotto stress, quali polmone, grosso intestino, cervello apparato osteoarticolare, denti e non ultimo il nostro sistema psichico. Del resto non dobbiamo dimenticare che non esiste una parte del nostro corpo isolata ma il tutto è relazionato e si modula tramite un sistema fasciale una specie di rete di connessione che connette alto-basso interno-esterno dx-sinix e che ci permette di mantenere come sosteneva un vecchio proverbio “mens sana in corpore sano” con un meccanismo di regolazione che modula la ns attività il movimento insomma la vita quotidiana.

Quali problemi puo' risolvere la neuralterapia?

Il campo d’azione della neuralterapia è molto vasto. Utilizzato più spesso nelle patologie acute dolorose infiammatorie o no quali per es. cervicalgie, lombalgie, lombo sciatalgie, sindromi del tunnel carpale, cefalee, artrosi del ginocchio e delle dita delle mani, trova una sua singolare applicazione nelle sindromi ansiose o depressive ed in quelle vascolari sia arteriose che venose.
Si può dire che, in teoria, qualsiasi patologia cronica, in particolare quelle che non rispondono alle terapie convenzionali, può essere migliorata o guarita dalle tecniche neural terapeutiche.
Infatti, secondo i fratelli Huneke, qualsiasi patologia cronica può essere causata da un “campo di disturbo” anche lontano dal luogo della manifestazione clinica e trattata mediante l’infiltrazione con procaina / o lidocaina (per es. cicatrici, tonsille, denti ecc.)

Come si svolge una seduta di neuralterapia?

Quasi sempre in neuralterapia si iniziano a praticare le tecniche più semplici, che sono i ponfi e le intramuscolari. I ponfi sono delle piccole infiltrazioni sottocutanee, con un ago piccolo e sottile, di anestetico locale a basse concentrazioni e a piccole dosi in determinati punti che sono molto spesso punti di agopuntura, o punti dolorosi alla pressione (“tender”), o scatenanti dolore a distanza (“trigger”). Vi sono in genere alcuni punti nella zona del problema da trattare (punti adiacenti o metamerici), e punti distanti o extra metamerici.
Le intramuscolari vengono eseguite in genere in punti dolorosi (tender o trigger) situati più profondamente nei muscoli, e si fanno con aghi un po’ più grossi e lunghi, sempre con piccole dosi di anestetico locale.
Quando si sospetta la presenza di “campi disturbanti” (cicatrici o altro), questi possono essere anch’essi infiltrati.
Solo in caso di problemi complessi o di problemi che non hanno avuto giovamento dalla terapia “segmentale” con ponfi o intramuscolari sarà necessario eseguire tecniche più invasive e complesse, quali i blocchi dei plessi nervosi o dei singoli nervi, le endovenose o intra arteriose, le intra articolari ecc.

Cosa e' un "campo di disturbo"?

Il “campo disturbante” o “campo di disturbo”, è un distretto anatomico alterato, o malato, in cui è presente un alterazione di quell’organo sia esso cute, nervo, dente, muscolo, ossa dal quale partono dei riflessi a distanza che causano disturbi di vario genere in tutto l’organismo o in parti del corpo anche lontanissime.
In questi casi l’unico modo per guarire è “annullare” i riflessi patologici a partenza dal “campo di disturbo”. Per eliminare tali riflessi il metodo più impiegato e semplice è l’infiltrazione con anestetico locale, tipico della neuralterapia.
I “campi di disturbo” più frequenti sono, in ordine di frequenza, le cicatrici, i denti, le tonsille.

Quali sono gli effetti collaterali della neuralterapia?

Dipende dalle tecniche impiegate. Più complesse ed invasive sono le tecniche, più facilmente vi possono essere degli effetti collaterali.
I principali sono quelli dovuti all’ago (infezione, rottura dell’ago, ematomi, danni nervosi), ma molto rari se le iniezioni vengono praticate seguendo tutte le regole di asepsi e le precauzioni consigliate (l’aspirazione prima dell’iniezione dell’anestetico, l’uso di aghi il più possibile sottili, e l’attenzione a pungere direttamente vasi o nervi).
Vi sono poi alcuni effetti dovuti all’anestetico locale, il più grave dei quali è lo shock anafilattico o, comunque, una reazione allergica. Tali eventi sono comunque estremamente rari, e quasi sempre prevedibili con un’anamnesi accurata.In caso di allergia accertata o sospetta agli anestetici locali, è comunque buona norma evitare la neuralterapia propriamente detta, e sostituirla p. es. con l’agopuntura a secco, o la riflessoterapia con la soluzione fisiologica, spesso con efficacia simile alla neuralterapia.
Attenzione anche ai dosaggi dell’anestetico, poiché esiste una tossicità diretta di questi farmaci, proporzionale ai dosaggi impiegati: in ogni caso, con un minimo di attenzione è difficilissimo avvicinarsi a questi dosaggi in una seduta di neuralterapia, viste anche le basse concentrazioni impiegate.

Quanto tempo puo' durare il beneficio?

Il beneficio ottenuto da trattamento neuralterapeutico puo’ variare dalla completa e permanente risoluzione del problema, ad un sollievo di breve durata che necessita di ripetere il trattamento anche dopo poche settimane. Talvolta tuttavia non si ottiene alcun beneficio e cio’ puo’ dipendere da diversi fattori: una stimolazione troppo blanda, una diagnosi scorretta, uno stato depressivo o un concomitante trattamento farmacologico antagonista.
Tutti questi fattori vanno adeguatamente analizzati nel corso del trattamento assieme al paziente e, laddove possibile, corretti.